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Il 2013 sarà l’anno del bicentenario dalla nascita di due dei più grandi compositori che la storia musicale abbia mai conosciuto.

Il Teatro alla Scala ha scelto di aprire la propria stagione operistica proprio con il genio di Lipsia e il suo Lohengrin alimentando qualche futile critica su quello che la Scala rappresenta e per il momento di crisi che la nostra nazione attraversa.

In tal senso, la scelta di un’opera verdiana avrebbe risvegliato, a detta di alcuni, l’orgoglio del paese e glorificato l’arte musicale italiana e in fondo si fa fatica a pensare a una Traviata alla prima berlinese. Tuttavia lo stesso direttore Barenboim ha spento ogni critica accusando tali espressioni di “provincialismo”.

Ad ogni modo il presidente della Repubblica Napolitano ha già fatto sapere che non sarà presente alla prima scaligera per “cause di forza maggiore”, così come pare non ci sarà il cigno in scena, trasformato registicamente in simbolo.
Lohengrin, il cavaliere del cigno e figlio di Parsifal, è sicuramente l’opera più italiana fra tutte quelle del compositore tedesco e probabilmente la meno complessa armonicamente, di certo spiana la strada agli straordinari sviluppi musicali dei drammi successivi. La prima italiana (nonché prima opera wagneriana in assoluto in Italia) fu eseguita nel 1871 a Bologna e due anni più tardi a Milano tradotta, come uso del tempo, in italiano.

La prima scaligera del Lohengrin non fu certo un successo, diretta da un verdiano doc come Franco Faccio si tramutò prima in rissa poi in fischi sabotatori da parte dei sostenitori wagneriani. Insomma una prima nata tra polemiche e un passato non del tutto felice ma che sicuramente alla fine lascerà tutti soddisfatti.

Esecutori:

Daniel Barenboim, direttore
Claus Guth, regia