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Verdi e Wagner rappresentano, nella loro ricorrenza del 2013 celebrata da MiTo, una costante musicale della cultura teatrale romantica, una sorta di match “Italia vs Germania” ma senza alcun vincitore.

Da una parte, la cultura musicale nazionalistica, ferma, sospesa sul bel canto e sugli intrepidi virtuosismi e gorgheggi degli interpreti; dall’altra, l’avanguardia, il progresso musicale, il rovesciamento delle regole in musica, anzi la nascita di nuove regole, nata dalla relazione semantica tra ripetizione e differenza, che ha portato al serialismo nelle sue forme più svariate, quelle di due giganti del Novecento musicale: Stravinskij e Schönberg

Due autori “da scandalo”: è il 29 maggio 1913, quando un mormorio latente tra il publico si trasforma, pian piano, in un crescendo tumultuoso, in zuffa e contestazione, cui l’unica vittima fu lo sconcertato Stravinsky e la sua partitura – mentre gli orchestrali proseguirono eroicamente a suonare.

Stessa cosa succedette, più o meno, a Schönberg e ai suoi amici-allievi. Vienna, Teatro del Musikverein, 31 marzo 1913: Schönberg propose la sua “Kammersymphonie” insieme a pezzi di Berg e Webern – nel famigerato obbiettivo di scardinare la sacra triade Haydn-Mozart-Beethoven – ma il concerto non riuscì nemmeno a proseguire.

Oggi, però, le cose sono cambiate. I tempi sono maturi e, si sa, certa frutta si coglie solo a Maggio

Programma:

Arnold Schönberg
Cinque pezzi op. 16
Kammersymphonie op. 9

Igor Stravinsky
Le sacre du printemps, quadri della Russia pagana

Esecutori:

Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Zubin Mehta, direttore