Andràs Schiff

Sedotti dal fascino della direzione, molti pianisti trattano l’orchestra quasi fosse una grande tastiera.

Non si esime András Schiff, il mitico ungherese in tournée italiana con la Chamber Orchestra Europe. In terra emiliana, sbarca con un succoso programma tutto dedicato a Mendelssohn: i due concerti per pianoforte e orchestra, l’Ouverture Le Ebridi e la Sinfonia n. 3 Scozzese.

Sotto la mano di sir András (poco importa che cada sui tasti o fluttui nell’aria), la musica del giovane favoloso Felix non è estroso slancio vitale, ma frutto calcolato di un mestiere compositivo maturo, anche negli sfoghi di virtuosismo salottiero che coronano i due concerti, resi con dovizia di ritenuti affatto leziosi e tocco ora leggero ora vigoroso. Una lettura che per i concerti può far testo, ma che nei due pezzi grossi sinfonici si presta a qualche appunto. Tensione poca e nessun dramma, nelle Ebridi: Schiff sembra interessato all’evocazione della natura con pennellate sonore, cerca timbri iridescenti, suoni chiari di tromba che si alzano fra tremoli baluginanti. Accenti e pizzicati si susseguono con precisione digitale qui come nella Terza sinfonia. Qui ancor di più tutto è pensato, l’Allegro del primo movimento è “slentato” assai come il Maestoso conclusivo, solenne e catatonico come non mai. Zampilla il Vivace non troppo, l’Adagio si colora di articolazioni inusuali sì, ma alla lunga stucchevoli.

Interpretazione, insomma, ad alto rischio di manierismo, salvata (o quantomeno molto validamente supportata) da una Chamber Orchestra of Europe in grande spolvero in tutte le sezioni. Si risenta il bis finale (lo Scherzo dalla musica di scena per Sogno di una notte di mezza estate), con legni elfici, leggeri, strabravi da strappar l’applauso.

Programma:

Felix Mendelssohn-Bartholdy
Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in re minore Op. 40
Ouverture Le Ebridi Op. 26
Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in sol minore Op. 25
Sinfonia n. 3 in la minore “Scozzese” Op. 56