lohengrin

La prima della Scala ha da sempre, per il suo prestigio e per la sua storia, una eco mondiale. La prima della Scala è anche l’incontro eterno degli opposti, lo sfarzo aristocratico da una parte e il lavoro quotidiano proletario dall’altra, è specchio sociale distorto, dove tra gli ospiti troviamo sempre Presidenti, Ministri, arrampicatori sociali, melomani, amici e giornalisti.

Un pò come li definiva Esteban de Arteaga che divideva il pubblico dell’Opera nel ’700 in cinque categorie: l’uomo di mondo, il politico, l’erudito, l’uomo di gusto e il filosofo, i primi, ad esempio, attaccati per il loro “adocchiare per essere adocchiati”.

La prima della Scala è anche, e forse fortunatamente soprattutto, uno spettacolo memorabile impreziosito da grandi interpreti come Jonas Kaufmann che ancora una volta impressiona con il suo talento interpretando egregiamente Lohengrin in una veste alquanto insolita di eroe tormentato.

L’emozione finale di Annette Dasch, arrivata la notte di Giovedì da Francoforte per sostituire le due soprano ammalate, è impagabile così come i 15 minuti di applausi e qualche fischio, che non fa mai male, a Claus Guth per la regia.

Barenboim dirige senza sbavature, consapevole della responsabilità presa nel volere Wagner anziché Verdi per l’occasione. La prima della Scala è anche polemica, manifestazione pubblica, scontri che vanno aldilà della ragione musicale dell’evento. La prima della Scala è forse un pò apparenza ma anche una grande prova di come tutto il mondo dell’Opera in Italia può rialzarsi e poco importa se l’inno viene suonato alla fine o se Wagner sia stato preferito a Verdi, ciò che conta è che a vincere sia la musica e la passione che essa, da sempre, scatena.

Esecutori:

Daniel Barenboim, direttore
Claus Guth, regia