Mischa Maisky & Orchestra della Svizzera Italiana

«Perché non sapevo si potesse scrivere un concerto come questo? L’avessi saputo, avrei provato anch’io tempo fa».

Parola di Johannes Brahms a proposito del noto Concerto per violoncello di Antonín Dvořák, in scaletta (insieme alla Seconda sinfonia dell’Amburghese) in questa serata al Ponchielli di Cremona. Dittico monumentale, ad una prima occhiata. Eppure l’esecuzione dell’Orchestra della Svizzera Italiana guidata da Markus Poschner cambia le carte in tavola. Con loro, ad aprire le danze, c’è Mischa Maisky, che avrà suonato Dvořák chissà quante volte.

Elettrico come il blu della sua camicia di lucido raso, ondeggia sulle note dell’introduzione e stentoreo ne ripropone il tema, graffia, fa piangere lo strumento, vola virtuosistico sulle corde. Teatrale e infallibile, il vecchio Mischa. E con cantabilità tenorile, a fior di arco, suona il primo bis (una trascrizione dell’Aria di Lenskij dall’Evgenij Onegin di Čajkovksij) per poi intonare una Sarabanda dalla Seconda suite di Bach più meditata del previsto.

Poi arriva Brahms. A ben ascoltare, l’orchestra, pur assecondando l’insigne solista, aveva già dato prova di voler parlare una lingua diversa. Una lingua che ha fra le sue componenti un comparto alleggerito di archi (dieci violini primi! altro che certa mastodontica tradizione teutonica), fiati luminosi, tromboni dalle campane più piccole. Non è una scelta campata per aria, il progetto è ampio e coinvolge tutte le pagine sinfoniche di Brahms: Poschner si è rifatto alle annotazioni sulle sinfonie brahmsiane pubblicate nel 1933 da Walter Blume, allievo di Fritz Steinbach, direttore d’orchestra a Meniningen molto vicino al compositore. Ma il direttore bavarese non si perde in musicologiche intenzioni: finalmente si esalta l’impianto classico della sinfonia, la sua chiarezza di scrittura. Un Brahms controllato sì ma senza essere soffocato, analitico ma mai freddo, anzi sempre più caldo man mano che ci si avvia al festoso finale – à la Haydn ma assai più sfavillante.

Splendida è l’orchestra con legni e corni campioni nel chiaroscuro, perfettissime le sincopi, aereo e infine danzante (ma sempre esatto: echi di Carlos Kleiber) il gesto di un Poschner visibilmente compiaciuto. La compagine verrà dal Ticino, ma siamo pur sempre in Italia. E allora che il bis conclusivo sia il Preludio al primo atto di Traviata: i contrabbassi scandiscono il tempo, i violoncelli cantano con galanteria mitteleuropea.

Programma:

Antonín Dvořák
Concerto per violoncello e orchestra in si minore Op. 104

Johannes Brahms
Sinfonia n. 2 in re maggiore Op. 73

Esecutori:

Mischa Maisky, violoncello
Orchestra della Svizzera Italiana
Markus Poschner, direttore