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Claudio Abbado (Milano, 26 giugno 1933 – Bologna, 20 gennaio 2014), l’ultima volta al Teatro alla Scala il 30 ottobre 2012 quando diresse la Filarmonica della Scala e la sua Orchestra Mozart. Al pianoforte Daniel Barenboim.

Lunedì 27 gennaio, alle ore 18, nel Teatro alla Scala – con sala vuota e porte aperte – l’Orchestra Filarmonica eseguirà la Marcia funebre (Adagio assai) dall’Eroica di Beethoven, in memoria di Claudio Abbado. L’esecuzione, sotto la bacchetta di Daniel Barenboim, Direttore Musicale della Scala, verrà amplificata in audio e diffusa in Piazza della Scala, e trasmessa in tv da Rai 5, in radio da Radio Rai 3, e in streaming sui siti del Teatro alla Scala, Filarmonica della Scala, Rai 5 e Rai Classica.

Barenboim ha ricordato con queste parole Claudio Abbado sulla sua pagina facebook:

“Ho conosciuto Claudio Abbado nei primi anni ’50, quando studiava pianoforte con Gulda al Mozarteum di Salisburgo. Nel 1956, abbiamo partecipato entrambi ad un corso di direzione d’orchestra a Siena e da allora abbiamo condiviso una lunga amicizia musicale e umana. Conservo molti ricordi speciali, tra cui naturalmente il più recente è in occasione del suo ritorno alla Scala di Milano nel 2012, quando ci siamo esibiti insieme in concerto. Con Claudio Abbado, perdiamo uno dei più grandi musicisti degli ultimi 50 anni e uno dei pochissimi musicisti che avevano una forte connessione con lo spirito della musica di tutti i generi diversi. Il suo impegno per la musica contemporanea è stato particolarmente degno di nota, in quanto lavorò a stretto contatto con compositori come Nono, Ligeti e Kurtag ed eseguì le loro opere durante il suo mandato come Direttore Musicale alla Scala di Milano. Tuttavia, forse ancora più significativo è stato il suo sostegno ai giovani musicisti attraverso la fondazione di molte importanti orchestre giovanili. In questo senso, è stato un pioniere che ha lavorato con giovani musicisti, che ha sfidato e sostenuto durante tutta la sua carriera. In questo modo ha dato un esempio al mondo, sostenendo che anche musicisti giovani e inesperti possono fare musica al più alto livello quando lavorano con il giusto atteggiamento e impegno. Gli dobbiamo questo, e molto di più.