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Di certo avete tutti presente John Cage e il suo lavoro, quindi vi basterà sapere che la ricerca di Luc Ferrari è stata definita la concretizzazione degli insegnamenti del noto sperimentatore statunitense.

Una figura chiave durante la stagione della prima grande sperimentazione dell’arte sonora nei primi anni Cinquanta, grazie al suo linguaggio emancipato, la sua libertà intellettuale e la capacità di fondere concreto con astratto.
Quello che troverete qui è installazione multisensoriale che non si ferma al sonoro, con le sue sei fonti audio, ma che sconfina nel visivo attraverso quattro videoproiezioni. Un lavoro composto da frammenti dai contenuti e dalle durate diverse, riprodotti in modo tale che un determinato suono e una determinata immagine non s’incontrino mai più di una volta. O’ ospita per la prima volta in Italia questa installazione di Luc Ferrari, il quale ha definito il lavoro come un’autobiografia fatta di frammenti: immagini della sua infanzia, del suo metrò, dei luoghi da cui é rimasto talmente colpito da volerli registrare. Ne fanno parte certi villaggi in Italia o il mare del Portogallo, i suoi luoghi di lavoro, gli oggetti-ricordo e, insiema a molti altri, la sua casa.

Pur nella difficile situazione economica in cui si trova e di cui non fa mistero – anzi lanciando dal suo sito un appello alla solidarietà – O’ propone come al solito delle iniziative di qualità. Sarebbe davvero un peccato perdere questo contributo, l’offerta culturale cittadina ne uscirebbe senza dubbio impoverita.