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Di solito le commemorazioni sono un’ottima occasione per ascoltare musica dal vivo, che altrimenti raramente potrebbe essere eseguita.

Questo è il caso del “Quartetto II” di Morton Feldman, che ha una caratteristica non certo irrilevante… Ossia la durata di circa sei ore, che supera abbondantemente la quella canonica di un normale concerto da camera.

Presentato al Palazzo Reale in occasione dell’ Autunno Americano, questo quartetto è il punto d’arrivo, il limite estremo di un percorso iniziato alla fine degli anni Settanta in cui il compositore americano lavora su opere molto lunghe per giungere all’idea dell’annullazione del tempo stesso, costituendo un flusso ipnotico, un equilibrio tra ripetizione e variazione.

La sua esecuzione, senza pause e con continui cambi di tempo, è non solo faticosa ma assai impegnativa, una gran prova di concentrazione. Per questi motivi, il Quartetto di Torino, che quest’anno festeggia i 25 anni dalla sua fondazione, è l’unico in Italia ad averlo in repertorio.