typist

Difficile definire l’esperienza messa in scena dal progetto A.Typist.

Accolti dagli spazi milanesi di 0′, i tre coreani si presentano con un set di tre scrivanie, altrettante macchine da scrivere meccaniche, collegate a piccoli motori e a loro volta attraverso un sistema di trasmissioni e percussioni a casse e rullanti. Hankil Ryu, musicista, lo wie e Taeyong Kim, scrittori, entrano tra il pubblico, passano diversi minuti di silenzio e, dopo alcuni di momenti di studio, osservazione e concentrazione, i tasti iniziano a battere.

Il suono è quello delle macchine da scrivere, è chiaro fin da subito come il progetto sia radicalmente basato sull’improvvisazione, alla ricerca di strutture musicali costruite a partire dall’oggetto. I microfoni e l’amplificazione aggiungono strati e livelli al suono, senza perdere una certa ruvidità di fondo, le vibrazioni fanno da contrappunto al crescendo delle percussioni che rispondono meccanicamente alle battute, la complessità delle strutture cresce progressivamente. Lontano da un suono minimale, questo progetto ha nella casualità una delle dinamiche propulsive più interessanti: sembra impossibile leggere una trama preordinata nel lavoro degli scrittori, nella loro interazione con gli oggetti e gli strumenti, e in fondo quando dopo quasi un’ora di battiture una delle percussioni collegate alle macchine da scrivere e ai loro motori esce dal proprio supporto, Ryu senza esitazioni la risistema manualmente aggiungendo un ulteriore suono e quindi un ulteriore layer alla composizione.

Potrebbe essere letta come una ricerca esclusivamente performativa, legata a una tradizione di ricerca sull’oggetto riconducibile alla poesia sonora come alle neo avanguardie, e sicuramente l’aspetto collaborativo e sperimentale è evidente. Ma è anche riascoltando i diversi progetti registrati da Ryu e alcune produzioni della sua etichetta The Manual – su tutti Beckett’s Typist, Profile e Descriptions for Other Things – che escono le diverse dinamiche alla base di questo concerto: un’interazione continua tra scrittura e ricerca sonora, che prende avvio da una parte cercando i confini e i limiti dell’oggetto attraverso i suoni che può produrre, dall’altra lavorando sul momento compositivo e sull’aspetto collaborativo.