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Un quadro casalingo in musica accompagnato da riferimenti specifici a scene di vita con tanto di papà, mamma e figlio.

La Sinfonia Domestica è il poema sinfonico di Richard Strauss più controverso e meno eseguito. Chi si aspetta una simpatica e leggera rappresentazione sdolcinata della vita tra quattro mura in salsa camerista è presto deluso, dalla partitura e dall’esecuzione di Kirill Petrenko. Un oceano sinfonico, un immenso bacino di musica in cui nuotare tra oasi di trasparenza e tempeste di suono. Il direttore russo di nascita, naturalizzato austriaco e di fatto apolide, ci ha fatto capire che se mai esistessero cattiva musica e buona musica è compito del direttore tramutare l’una nell’altra.

Kirill Petrenko è quanto di più sorprendente si possa immaginare: nella figura, nel gesto, nella potenza evocativa, nella comprensione del testo, nella perfezione tecnica, nella sorprendente agogica, nella sensibilità ritmica. Nella capacità di produrre emozioni con autenticità e genuinità. Ascoltando la sua esecuzione, non è possibile non citare Carlos Kleiber. Il direttore argentino, di famiglia tedesca e poi radicato a Monaco, è stato una delle figure più incredibili del panorama direttoriale degli ultimi cent’anni per la sua carica di energia e per l’impossibilità di ascriverlo ad alcuna scuola o ad alcuno stile. Era lui. Con i suoi demoni. Con la sua emotività. Con la sua spontaneità. Con il suo rigore.

Con Petrenko si ripete qualcosa di magicamente simile. Viene da chiedersi se il provenire da culture così importanti e poi immergersi in altre altrettanto rilevanti, mantenendo una sorta di libertà intellettuale e intelligenza istintiva, abbia qualcosa a che fare con questo essere così unici e irripetibili.
In maniera molto diversa è accaduto a Celibidache, rumeno tedesco, ad Abbado (italiano di indole teutonica) e naturalmente a Kleiber e a Petrenko. Tre dei direttori citati hanno fatto base a Monaco e tre dei direttori citati hanno avuto, in modalità differenti, la propria vita segnata dai Berliner Philarmoniker.

Sono solo suggestioni legate al trovarsi davanti a quell’orchestra meravigliosa che è la Bayerische Staatsorchester, che fu di Kleiber e ora di Petrenko, e sapendo che il minuto direttore russo andrà dal 2018 a guidare l’orchestra che fu di Abbado.

È pero un fatto che nel concerto scaligero la compattezza sonora ha trovato un contraltare magnifico in una rara trasparenza, l’energia devastante nella delicatezza commovente, la libertà ritmica nel rigore strutturale. Se la Sinfonia Domestica è stata la maggior beneficiaria di tanta grazia, che possiamo dire di questi Vier Letzte Lieder evocati con tanto pudore, come un sussurro a fior di labbra (con una incredibile Diana Damrau, strumento nelle mani del direttore in una rara unità di intenti) o del preludio dei Meistersinger di Wagner, suonato a velocità stratosferica con leggerezza ed eleganza ricordandoci che non ci troviamo davanti a un brano sinfonico autonomo ma al preludio di una commedia teatrale, un assaggio, un amuse bouche?

Troppo poco abbiamo sentito questo direttore in Italia, fatto salvo per il suo periodo fiorentino e per un veloce passaggio wagneriano a Torino e sarebbe un peccato doverlo attendere ancora a lungo. Il pubblico ha tributato un’ovazione d’altri tempi e Kirill ha ringraziato in correttissimo italiano, regalando poi uno Strauss (Johann, questa volta) che prelude forse a un Concerto di Capodanno straordinario che speriamo di sentire presto.

Programma:

Richard Wagner
da Die Meistersinger von Nürnberg
Vorspiel (Preludio al I atto)

Richard Strauss
Vier letzte Lieder (per soprano e orchestra)
Frühling
September
Beim Schlafengehen
In Abendrot

Symphonia domestica

Cast:

Bayerisches Staatsorchester
Diana Damrau, soprano
Kirill Petrenko, direttore