faust

L’attesa per il Faust al Teatro Regio di Torino è finalmente finita.

Attesissimo e proclamato dalla stampa come la messa in scena della più grande Opera francese, il Faust di Charles Gounod, diretto da Gianandrea Noseda, non ha deluso le aspettative. Imponente la scenografia, ma anche il dispiegamento di “forze”: protagonista insieme all’Orchestra sono stati il coro del teatro e un numeroso corpo di ballo. Protagonisti assoluti, e più volte acclamati dal pubblico, i cantanti internazionali Charles Castronovo (Faust), Ildar Abdrazakov (Mèphistophélès) e Irina Lungu (Marguerite).

I 5 atti dell’Opera, per una durata finale di quasi 3 ore e mezza, trasportano il pubblico in un intricato viaggio dentro la coscienza. Il libretto di “Faust e Marguerite” di Jules Barbier e Michel Carré altro non è che una trasposizione teatrale del Faustdi Goethe che, come tutti sanno, non si accontenta mai di quello che è il certo e invoca quindi il diavolo per arrivare a conoscere l’assoluto, al caro prezzo della sua anima. Musicalmente Gounod, attento studioso delle corali di Bach, sembra contrapporsi a tratti al testo oscuro e maligno del Faust. Lo spettatore si trova, alternativamente, davanti a due caratteri: da un lato corali, marce e canti militari; dall’altra inni religiosi, organo e liriche maggiori, il tutto condito da un attento uso del verso francese che ha finito per fare scuola.
Quest’opera, riconosciuta come la Grand Opera francese, ha aperto all’epoca quella che è stata la via di fuga della scuola francese dalla straripante ed invadente moda wagneriana.

Abbiamo detto che l’Opera è la più scenografica della stagione del Regio di quest’anno; non a caso la regia, le scene, i costumi, la coreografia e le luci sono opera di Stefano Poda, uno dei registi teatrali più famosi oggigiorno, in coproduzione con Israeli Opera di Tel Aviv e l’Opèra de Lausanne. Sul palco del Regio durante tutta la rappresentazione si alza e si abbassa un grande cerchio del diametro di una decina di metri, azionato da un braccio meccanico, sapientemente camuffato. I personaggi cantano, ballano e recitano “dialogando” con questo grande cerchio che, metaforicamente, rappresenta la mistificazione della vita, il patto fra l’uomo e Dio.

Oltre dieci i minuti d’applauso alla conclusione della prima rappresentazione, l’opera Unitel ha registrato l’opera e la manderà in onda su Unitel Classica e ne realizzerà un Dvd. La prima è stata inoltre trasmessa in diretta da Rai-Radio3, e Rai5 ha dedicato parte del proprio programma “dietro le quinte”.

Tutto il cast qui
In scena fino al 14 giugno