1050_falstaff2017

Una lurida bettola inglese tutta sbilenca, due teppistelli assetati di birra e, nel bel mezzo, un grassone unto e flaccido in braghe di pigiama e maglia della salute, che rovina per terra e, per la troppa trippa, non riesce a rialzarsi.

Fin dalle prime mosse, il Falstaff proposto al teatro Regio di Parma come terzo titolo operistico del Festival Verdi si svela spettacolo attualizzato, spigliato e di spiccata marca attoriale. Il regista Jacopo Spirei vuol dimostrare che la commedia della premiata ditta Boito-Verdi parla la lingua della contemporaneità: e ci riesce benissimo, grazie alla gestualità e all’espressività scenica dei protagonisti, alle scene tanto sgangherate quanto funzionali di Nikolaus Webern, ai costumi kitsch di Silvia Aymonino.

La chiave di lettura è quella della satira contro una borghesia vacua, che vuol gabbare ma finisce gabbata assieme al gabbatore per eccellenza – John Falstaff. Che l’opera non sia fatta di soli lazzi amari, ma anche – e soprattutto – di umorismo disincantato e malinconico, passa decisamente in secondo piano: ciò non toglie che lo spettacolo funzioni, e che il pubblico rida spesso di gusto.
Roberto De Candia è un Falstaff dal timbro corposo e duttile, elegante nel fraseggio e tutt’altro che rassegnato allo scorrere del tempo: con portamento signorile e ironia sottile, è ancora capace di domare ed ammaliare – ne sa qualcosa la frizzante Quickly di Sonia Prina. Nei panni di Ford, Giorgio Caoduro è eccellente sia per musicalità sia per presenza scenica, e trova in Amarilli Nizza un’Alice civettuola quanto basta. Convincono anche Juan Francisco Gatell e Damiana Mizzi, che tratteggiano con freschezza gli squarci lirici di Fenton e Nanetta.

Al timone della Filarmonica Toscanini, il direttore Riccardo Frizza conduce la nave in porto senza scossoni: lettura rispettosa e discreta la sua, che forse non rivela sfumature inedite della partitura, ma assicura di certo ottima coesione. La sala è quasi colma e interamente soddisfatta. Dopo anni di tentativi, più o meno riusciti, il Festival Verdi sembra aver finalmente trovato la propria via.

Foto © Roberto Ricci