Filarmonica Arturo Toscanini

La Filarmonica Toscanini, Alpesh Chauhan e Mario Brunello. Ovvero: un’orchestra prestigiosa, un giovane direttore in rampa di lancio e un violoncellista fra i più quotati a livello internazionale.

Questi gli ingredienti del festeggiatissimo concerto tenutosi all’Auditorium Paganini di Parma nell’ambito della Rassegna Nuove Atmosfere, fiore all’occhiello delle attività concertistiche della Fondazione Arturo Toscanini.

Che una buona stella vegliasse sullo spettacolo lo si intuiva fin dal primo titolo in programma, l’Ouverture del balletto Le creature di Prometeo op. 43 di Beethoven. Lo stesso fuoco sacro che il genio di Bonn effigia in questa pagina sembra infiammare la Filarmonica: l’interpretazione è intensissima, con grandi slanci dinamici e timbrici, e un perfetto equilibrio fra le sezioni. Il nerbo sfoderato nelle prime quattro icastiche battute a piena orchestra è da brividi, così come la trasparenza delle figurazioni dei violini all’inizio dell’Allegro.

Per molti versi il passo che separa Beethoven da Nikolaj Mjaskovskij è lungo, ma la tensione interpretativa non scema. Con il Concerto per violoncello op. 66 – titolo di rarissima esecuzione, che il compositore russo scrisse nel 1944 – le luci si fissano su Brunello: il celebre violoncellista estrae dal suo Maggini un suono corposo e ricchissimo di armonici, che raggiunge sostanza etera nel Lento finale, ed esibisce un fraseggio impeccabile, capace di flettersi sul dettato della partitura per esaltarne la continua alternanza fra afflati lirici e virtuosismi rapsodici.

Dopo due fuori programma per violoncello solo, che permettono al pubblico di gustare un piccolo assaggio del repertorio caleidoscopico e dello spirito istrionico di Brunello, il concerto vira verso la musica di Brahms, con la Prima Sinfonia op. 68. A guadagnare la ribalta ora è Chauhan: con gesto ampio ed energico, a tratti nervoso, il direttore inglese costruisce mattone su mattone una mirabile cattedrale sonora. Il delicato equilibrio fra le componenti strutturali e quelle architettoniche della composizione è restituito in modo superlativo: il respiro epico del primo movimento scansa ogni rischio di pomposità, così come il delicato lirismo del secondo non scade mai nel mellifluo. E la Filarmonica, fra frustate e carezze, sbuffi e sospiri, fila che è una meraviglia.