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Stefano Bulfon è ancora uno di quei compositori che scelgono le note una ad una”.

Questo è il commento espresso dal pianista Alfonso Alberti durante l’incontro Giovani musiche italiane 3, che trova conferma nelle lucide spiegazioni fornite da Bulfon stesso in merito a ogni concetto o idea alla base di un suo pezzo. Nel dettaglio, nella prima parte della serata dedicata a lui e, nella seconda parte, alla giovane Manuela Kerer, abbiamo avuto il piacere di ascoltare tre brani del trittico Filigrane: “Giostre di cristallo”, anticipato da un breve testo scritto dallo stesso Bulfon; “Immagine di Narciso I”, che testimonia il suo interesse per la mitologia; e infine “Dédiée à Jean Barraqué”, un compositore delle avanguardie pressoché sconosciuto, nonostante il suo valore. L’idea che sta alla base di questi pezzi, in particolare dell’ultimo, è quella dell’uso della ripetizione mai fine a se stesso, ma volta a rappresentare il concetto del “si torna indietro perché si è perduto qualcosa”.

Il format della serata, come ormai sappiamo, prevede l’accostamento di un compositore italiano contemporaneo a uno del passato: proprio il tema della ripetizione è quello che può ricollegare le opere di Bulfon a Leós Janáček, in particolare ai quattro pezzi per pianoforte che costituiscono “Nella nebbia”. Janáček fu un compositore ceco inizialmente trascurato, anche a causa del suo modo poco istituzionale di proporre la ripetizione, contraria all’ottica dello sviluppo consolidata nella musica occidentale. Bulfon legge nella riproposizione di materiali una possibilità di rendere noto qualcosa che è visibile solo in determinate condizioni, di cogliere spunti sempre nuovi.

Diametralmente opposto è l’approccio compositivo (ma anche caratteriale) della Kerer, compositrice classe 1980. L’ironia, l’assurdità, lo stupore di un bambino che vede tutto come se fosse la prima volta, è ciò che la rende accostabile a certa produzione di Niccolò Castiglioni, come ad esempio al pezzo “He”, proposto nel corso della serata. La vicinanza al proprio alter ego del passato non è stavolta solo ideale: la Kerer, di origini altoatesine, ha avuto modo di conoscere Castiglioni, anche solo di vista e nelle impressioni dei suoi compaesani di Bressanone. Il brano in prima esecuzione assoluta e composto per l’occasione è appunto “Studio assurdo I”, di interesse anche performativo in quanto in partitura è prevista l’azione di alcuni giochi a carica che corrono sulle corde del pianoforte, rendendo unico e imprevedibile il risultato.

Quale approccio – se quello della ripetizione o dell’imprevedibilità – sia quello giusto non ci è dato saperlo e forse non ha nemmeno senso stabilirlo; quello che conta è sapere che sia Bulfon che Kerer sono concordi nell’intendere la composizione come l’espressione di qualcosa di personale. Qualcosa che si sente dentro, e che per questo fa sentire “nudi” nel momento della sua esecuzione.

Programma:

di Stefano Bulfon:
Giostre di cristallo
Immagine di Narciso I
dédiée à Jean Barraqué

di Leós Janáček:
Nella nebbia

di Niccolò Catiglioni:
Sonatina
Das Reh im Wald
He

di Manuela Kerer:
Studio assurdo I (p. a. assoluta)

Esecutori:

Alfonso Alberti
Stefano Bulfon
Manuela Kerer