farinelli

I brani proposti questa sera dal duo Taddei-Farinelli costituiscono un collage dei più eseguiti nel repertorio del sassofono e offrono un interessante approfondimento sullo strumento – tanto celebrato nel jazz e saldamente legato a quel tipo di immaginario, ma piuttosto in ombra nella musica “classica”.

Il concerto, il primo della rassegna dedicata ai “Nuovi Concertisti” a cura della Gioventù Musicale, si apre inaspettatamente con un suono in lontananza, che proviene dal fondo della sala. “Kuku” di Barry Cockcroft è frutto di un’improvvisazione sulla “Sequenza VIIb” di Luciano Berio per sassofono soprano. Proprio come l’antesignano, “Kuku” esplora la tecnica dello strumento e ne sperimenta la timbricità. Sembra comporsi di tre momenti: la prima parte è costituita da alcuni temi melodici e dalle loro variazioni, che spesso ricordano il verso di un pollo, come suggerisce l’autore e il titolo del brano stesso (“kuku” significa pollo in swahili). Circa a metà brano la melodia sembra collassare in un momento più frammentato, per poi ristabilirsi in particolare a livello ritmico. Siamo in tutt’altro mondo sonoro, con “Klonos” del belga Piet Swerts, un pezzo dalle atmosfere molto forti, soprattutto date dagli accordi decisi al pianoforte.

Paul Creston è il nome d’arte di Giuseppe Guttoveggio, compositore americano di origini siciliane. “Sonata op. 19″ per sassofono contralto e pianoforte è un brano con inflessioni spiccatamente jazz, scritto nel 1939 e uno dei più eseguiti del proprio autore.

John Williams è uno dei più famosi compositori di colonne sonore di sempre, vincitore di ben 5 premi Oscar e autore di centinaia di musiche per i film di registi del calibro di Steven Spielberg, George Lucas e molti altri: “Escapades” è tratto da “Catch me if you can”, pellicola appunto di Spielberg del 2002.

“Prelude, Cadence et Final” di Alfred Desenclos è stato scritto nel 1956 come brano da esame per i sassofonisti al Conservatorio di Parigi e ben presto è diventato un classico dello strumento. Chiude il concerto “Gate”, del compositore minimalista inglese Graham Fitkin, un lungo crescendo che culmina in un’esplosione da una piccola cellula, un trillo.

Un’ottima performance – che ha visto come solista un promettente ventenne, Jacopo Taddei – la quale ha forse avuto come unica nota stonata il fatto di non avere la giusta e meritata partecipazione di pubblico.

Esecutori:

Jacopo Taddei
sassofono

Filippo Farinelli
pianoforte

Programma:

Barry Cockroft
Kuku, (1997) per sax soprano solo

Piet Swerts

Klonos (1993)

Paul Creston
Sonata op. 19 (1939)

John Williams
Escapades (2002)

Alfred Desenclos

Prélude, Cadence et Final (1956)

Graham Fitkin
Gate (2001)