Zubin Mehta-Basilica

Una serata commovente. Una serata di riflessione e introspezione. Una serata in cui nulla è andato storto.

Zubin Mehta nonostante l’età (80 anni l’anno prossimo), continua a riconfermarsi un grandissimo direttore ancora attivo e presente: il 29 settembre (unica replica il 30 settembre), presso la Basilica di San Marco a Milano, ha guidato perfettamente l’orchestra e il coro del Teatro alla Scala insieme a Maria Agresta (soprano), Anita Rachvelishvili (mezzosoprano), Giorgio Berrugi (tenore) e Carlo Colombara (Basso) nell’esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi scritta, dopo un percorso lungo e tortuoso, per celebrare la morte di Giacomo Manzoni.

La Basilica di San Marco con i suoi affreschi e le navate immense ha contribuito a creare un’atmosfera intima che ha unito i numerosi spettatori in un caloroso applauso iniziale e poi in un attento silenzio per tutta la durata della serata. L’ovvia difficoltà di suonare e cantare in una chiesa, con un’acustica non sempre ideale, è stata superata egregiamente da tutte le compagini che dietro la bacchetta di Metha hanno eseguito una messa solenne, in un continuo alternarsi di slanci impetuosi e momenti dolcissimi. Anzi, bravo Metha a sfruttare lo spazio dispersivo della Basilica per creare un suono che sembra nascere dal nulla per tornare nel nulla.

Emergono nell’esecuzione il Recordare, il Lacrymosa, il Lux aeterna e il Libera me finale ma difficile è fare una scelta in una serata in cui nulla vi è da eccepire tra un coro ormai conosciuto per bravura e unità (seguito da anni dal Maestro Bruno Casoni), l’orchestra che grazie a meriti propri e alle scelte di Metha è stata impeccabile, e le quattro voci soliste, di conosciuta fama. Tra queste, Anita Rachvelishvili merita particolari complimenti per la straordinaria voce ma anche la tecnica che la contraddistingue. Inutile dire che anche Maria Agresta, oramai specializzata nel Requiem, sia stata superba nell’interpretazione così come il basso Colombara. Meno incisivo Giorgio Berrugi, di timbro forse troppo chiaro, comunque bravo e capace di gran musicalità.