goblin

L’accostamento di diverse forme d’arte che dialoghino di una tematica comune è di per sé un progetto ambizioso, ma se ben studiato può dar vita a momenti piacevoli ed interessanti. È il caso di “A scary night”, la serata al PAC dedicata al brivido nell’ambito della rassegna MITO.

La mostra “Delitto quasi perfetto”, con opere di 40 artisti da tutto il mondo, vuole analizzare il rapporto tra arte e crimine in diverse sue sfaccettature: sia il delitto in quanto tale, sia come crimine nei confronti dell’arte, sia come rappresentazione di violenza. Al primo caso, tra gli altri, appartiene una bella e suggestiva rappresentazione del crimine di Gabriel Lester attraverso diorama in movimento che proietta sulla parete un loop cinematografico, oppure una collezione di oggetti forensi del secolo scorso del Kriminalmuseum di Graz; il crimine nei confronti dell’arte è descritto dall’opera di Mario Milizia, che riproduce una scena di ritrovamenti e vendite illegali di falsi e di reperti archeologici; infine, le varie installazioni di Monica Bonvicini esplorano le manifestazioni di potere e di dominio.

La visita guidata è accompagnata da intermezzi musicali canto-piano, tratta dai repertori più vari ma che abbiano il delitto e la colpevolezza come tematica fondamentale: “Se delitto è l’adorarti” di Scarlatti, “Signore ascolta!” tratta dalla Turandot, “Però mi vuole bene” del Quartetto Cetra, fino ad arrivare alla celeberrima “Kriminal Tango”.

Alla visita guidata fa seguito il live di una delle formazioni italiane (e internazionali) che meglio incarna lo spirito della serata: i Goblin, lo storico gruppo fondato negli anni Settanta da Claudio Simonetti e reso celebre dalle colonne sonore scritte per i più terrificanti film di Dario Argento: i frammenti di “Profondo Rosso”, “Suspiria”, “Phenomena” e “Zombi” che vengono proiettati sul megaschermo alle spalle della band ci ricordano quanto fossero non esattamente realistici certi effetti speciali, ma anche quanto la musica possa essere importante per veicolare emozioni e facilitare l’immedesimazione nella finzione filmica. I Goblin e Dario Argento sono stati maestri assoluti in questo senso, tanto da aver inquietato generazioni di spettatori e da far rabbrividire ancora oggi.

La bellezza, l’originalità e la modernità delle colonne sonore non è però pareggiata dai pezzi tratti da altri album dei Goblin, ad esempio “Roller”, un rock progressivo impolverato di stampo Emerson Lake and Palmer, pienamente ancorato nel decennio in cui è stato scritto ma comunque valorizzato dal virtuosismo dei musicisti attuali della band.

Musiche da:

L’alba dei morti viventi
Zombi
Suspiria
Tenebre
Phenomena
Profondo Rosso

Claudio Simonetti’s Goblin

Claudio Simonetti, tastiere
Bruno Previtali, chitarre
Federico Amorosi, basso
Titta Tani, batteria

Foto credit @MITO SettembreMusica 2014/Alessandro Bianchi