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È bella l’idea di portare avanti incontri e concerti di musica contemporanea presso il Museo del Novecento.

La Sala di Arte povera è ormai da tempo spazio dedicato per accogliere i concerti mentre il museo, con le sue infinite sale e appositi spazi, ben si presta per incontri e approfondimenti. Come quelli di martedì 12 gennaio ove, grazie all’Associazione Momus, la musicologa e giornalista Gaia Varon ha presentato gli interventi di Renzo Cresti (musicologo), Pier Luigi Ledda (Archivio Storico Ricordi) e Guido Salvetti (Conservatorio G. Verdi di Milano) in omaggio a Bruno Maderna. Non poteva mancare, poi, una menzione a Boulez, ricordato anche in relazione al rapporto con Maderna.

A seguire una piacevole sorpresa: presso la Sala di Arte Povera i giovani ragazzi del Laboratorio di Musica Contemporanea del Conservatorio – fondato negli anni della direzione di Guido Salvetti e guidato oggi da Mauro Bonifacio – hanno proposto un mini-concerto veramente bello. In programma l’ombrosa Piccola musica notturna di Luigi Dallapiccola e la magica Serenata per un satellite, introdotte dal Maestro Alessandro Solbiati. Filo rosso che lega le due partiture tanto diverse è l’evidente presenza di melos, entro un clima freddamente silenzioso la prima, circolarmente affascinante la seconda.

I ragazzi, sotto la direzione dell’altrettanto giovanissima Sara Caneva (classe 1991), hanno affrontato i brani in maniera estremamente consapevole e precisa. Piccola musica notturna, presenta una piccola cellula tematica dal timbro oscuro estremamente melodico (colori oscuri come quelli della poesia di Machado cui Dallapiccola si è ispirato per la composizione) continuamente variata cui sono contrapposti degli accordi improvvisi, quasi dei rintocchi, a tutta orchestra che sembrano squarciare il suono.
Serenata per un satellite è invece una sorta di esperimento di Brunetto Maderna: la partitura è un foglio, su cui compaiono sequenze di note che non hanno indicazioni strumentali. Possono realizzare il pezzo vari strumenti, purché facciano le note scritte. Di questi righi, di conseguenza, si possono fare infiniti montaggi. La versione eseguita è quella approntata dal Maestro Bonifacio che, prima dell’inizio, ha spiegato le sue scelte.

Difficile dare un giudizio di preferenza ad un componente particolare dell’ensemble. Ognuno ha eseguito la propria parte in maniera attenta e coinvolta: bravo Fabio Busetto al clarinetto, soprattutto all’inizio del brano di Dallapiccola nel creare un’atmosfera quasi silenziosa, solitaria. Bravo Alessio Cavalazzi al violino, con interventi sempre precisi e un suono quasi malinconico in Piccola musica notturna e astratto in Serenata, ma bravi anche Rebecca Mellano all’arpa, Valentina Valente alla chitarra o Gabriele Segantini al vibrafono. Una menzione particolare merita Sara Caneva, evidentemente con idee ben chiare in testa, in grado di reggere le fila di tutto il percorso in maniera sicura e autorevole.

Bel pomeriggio, quindi, immersi in un mondo di contemporaneità, ove l’Ensemble del Conservatorio ha interpretato in modo delizioso due compositori che son stati in grado di far cantare la musica nonostante le particolari tecniche di serialismo, aleatorietà e dodecafonia di quegli anni.