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Benedetto il posto in quinta fila.

Perché questo Orlando di Handel, nòcciolo barocco della programmazione di Ferrara Musica, sarà pure in forma di concerto, ma poter vedere da vicino – oltre che sentire – i cantanti che insieme all’English Concert di Harry Bicket hanno dato vita al capolavoro handeliano è esperienza quanto mai coinvolgente. Merito dell’innato talento tutto british del far teatro con un alzar di ciglio e due o tre gesti, parchi ma d’intensità che difficilmente troveremmo in tante messe in scena nostrane. Doti d’attore che si uniscono a efficienza e flessibilità vocali della quale dovremmo fare tesoro (e passi se la pronuncia non è sempre a fuoco).

Le donne anzitutto. Angelica ha il canto brillante ma corposo di Erin Morley, sfogato con elettrica tensione e liquida coloratura in un Non potrà dirmi ingrata da manuale. L’ama il Medoro di Diana Moore, intensa e misurata insieme, alla maniera di Janet Baker. Dorinda luminosa chiara e proiettatissima è Sophie Junker: mai esile o astratto è il suo canto, anzi vero e carnoso, anticipatore di Zerline e Despine di là da venire. E ha qualcosa del Tamino mozartiano il protagonista Iestyn Davies: non eroe fatto e finito di voce poderosa, ma giovane che fa conoscenza delle crudezze del mondo è il suo Orlando in calze rosse, complice il fisico minuto (di contrasto con il massiccio castrato Senesino che tenne a battesimo il ruolo nel 1733) e un suono controtenorile raccolto attorno a luminoso nucleo. Il Sarastro (pardon, Zoroastro) che lo guida è Matthew Brook, timbro non benedetto dal cielo, duretto in acuto e giù poco sonoro, ma autorevole, nobile, sicuro.

Tessitore fine – mai un tempo morto in tre ore e mezza di recita! – dell’arazzo handeliano è Harry Bicket. Non è un gesto che noti il suo, dacché espresso perlopiù in sommarie pennellate di braccio destro. Per il resto, le sue mani sono impegnate al clavicembalo. Sul suo ordito strumentale, sbalorditivo perché virtuosisticamente esatto e riguardoso dell’insieme al contempo, si intrecciano gli iridati fili dell’English Concert: archi compatti, corni per una volta delicati e perfetti senza smanie da hooligan, formano scene di pastoralità per nulla manierata, tratteggiano spigolosi la follia del protagonista. E in Già l’ebbro mio ciglio, con due viole e un basso continuo mobile e sensibile come raramente si sente, sono capaci di trascinare l’uditorio ferrarese in lunare, ariostesco incanto.

Programma

Georg Friedrich Händel
Orlando HWV 31
Dramma per musica in tre atti
Esecuzione in forma di concerto

Esecutori
Iestyn Davies, Orlando (controtenore)
Erin Morley, Angelica (soprano)
Sophie Junker, Dorinda (soprano)
Diana Moore, Medoro (mezzosoprano)
Matthew Brook, Zoroastro (basso)

The English Concert
Harry Bicket, clavicembalo e direzione