Brescia & Amisano

Il Maestro Chailly ci ha portato a rivisitare la produzione orchestrale italiana dell’Ottocento.

Una serata leggera e di bandiera che ci ricorda che, tanto quanto gli Italiani siano stati insuperati e insuperabili nell’opera, altrettanto siano stati debolucci nella produzione sinfonica. Un programma gradevole, un’esecuzione impeccabile. Due Cherubini, due Verdi. Due ouverture e due sinfonie (per così dire).

Cherubini è stato un grande musicista? Ci sono direttori che lo considerano un vero nume, costringendoci, a volte, a programmi per i quali la curiosità viene poi frustrata dall’ascolto. Eppure era così amato da Haydn, Beethoven, Schumann. La sensazione che si ha è quella di una magnifica accademia, ricca di una facilità melodica che stenta però a diventare arte. Manca sempre la necessità, l’urgenza del dire.
Si passa dall’unica ouverture scritta in vita sua all’unica sua sinfonia, di nota in nota, di tema in tema divertiti ma mai pienamente soddisfatti. E bisogna dire che il Maestro Chailly ci si è dedicato con passione, con cesello, con credibilità anche superiore a quella di altri Maestri italiani che gli hanno persino dedicato un’orchestra.

Un Verdi insolito quello delle Quattro Stagioni, i ballabili de I Vespri Siciliani. Verdi fu costretto a scrivere musica per balletti per obbedire alle regole dell’Opera di Parigi e lo fece con astuzia e con arguzia. Con garbo, insomma, facendo uso di tutta la sua esperienza e dell’incredibile capacità di usare ritmo e melodia con fantasia estrema. Li ascoltammo molti anni fa nell’ultima produzione scaligera dell’opera e il vedere la musica accompagnata dalla danza ci aiutò non poco nell’ascolto. In concerto si ha la sensazione che questa sinfonia “vorrei ma non posso” non abbia la forza di reggersi in piedi da sé.

Esecuzione strepitosa e di nuovo grande lavoro direttoriale. Colpo di coda finale con l’ouverture de I Vespri Siciliani, una delle sinfonie più belle di Peppino, che ha guidato il pubblico al successo finale.

Chailly è stato ammirevole non solo per la dedizione con cui ha sfiorato le partiture in questa operazione quasi di modernariato, ma soprattutto perché ha saputo usare queste partiture per far rifulgere l’Orchestra del Teatro alla Scala. Non una sbavatura, attacchi netti e precisissimi, impasto ed equilibrio perfetti. E i legni, che hanno offerto una prestazione superlativa.

Programma:

Luigi Cherubini
Ouverture da concerto in sol maggiore
Sinfonia in re maggiore

Giuseppe Verdi
da I Vespri Siciliani
Ballabili (Le quattro stagioni)
Sinfonia


Foto credit: Brescia & Amisano