OutAtS.E.A.Zoltan - .ph.Balint Hrotko

Sei teste per una sola opera. È così che si presenta Out of S.E.A., risultato di un workshop ideato da Peter Eötvös che ha dato la possibilità a sei giovani compositori di dare origine a due versioni diverse per uno stesso libretto, Out of S.E.A. 123 e Out of S.E.A. 456.

A ognuno di essi è stato affidato uno dei tre protagonisti dell’opera e uno strumento di cui è composto l’organico – ossia viola, violoncello e clarinetto. L’intenzione è quella di evidenziare le caratteristiche psicologiche e le reazioni dei personaggi con l’approccio unico e personale di ogni compositore.

Il libretto, scritto da András Almási-Tóth e basato sull’opera assurda di un atto di Slawomir Mrozek, è intrigante e provocatorio, a metà tra Hunger Games e una versione più brutale del Grande Fratello. Due uomini e una donna – il Magro, Il Grasso e il Medio – si ritrovano reclusi senza nulla da mangiare e particolarmente affamati, tanto da decidere che uno di loro deve sacrificarsi per gli altri. Dopo varie vicissitudini, tra cui una votazione pilotata e la presa di coscienza della prigionia, il Magro decide di suicidarsi. Sono figure senza nome, stereotipate e grottesche: la donna (il Medio) è furba e doppiogiochista, tenta di sedurre l’uno o l’altro a seconda del proprio vantaggio; il Grasso è il personaggio dominante, riesce a convincere gli altri delle proprie ragioni e a imporle, mentre il Magro è il più insicuro, infelice di se stesso e della propria vita.

La scenografia è una struttura in legno di forma semisferica e rispetta la reclusione dei protagonisti: nella prima versione dell’opera questa barriera è spesso infranta, e ciò accade palesemente quando i tre si rendono conto di aver ricevuto dei messaggi dall’esterno. Nella seconda versione invece accade solo negli ultimi istanti, nel momento in cui il Magro si suicida con un paio di forbici.

Alle due versioni coincidono due diverse scelte registiche e musicali: nella prima, composizione e canto hanno uno stile piuttosto tradizionale, non specificamente differenziato per ogni personaggio. La caratterizzazione dei tre avviene tramite una più intensa attività gestuale, per esempio attribuendo un percorso specifico a ogni attore a forma di triangolo, cerchio o quadrato, rispettivamente per il Magro, Medio e Grasso. La seconda versione, al contrario, è più interessante e innovativa a livello musicale, ogni cantante è portavoce di uno stile di canto proprio, ma è più povera di gesti e recitazione: i personaggi sono seduti, statici, differenziati da parrucche colorate; il Magro decide dopo un’intensa riflessione di sacrificarsi per gli altri ma questa scelta non viene evidenziata dai gesti, apparendo forse immotivata e ingiustificata.

In generale è davvero difficile riuscire a distinguere le “mani” diverse dei compositori, in particolare nella prima versione. Probabilmente ciò è dovuto a un’opera di revisione di una commissione presieduta dallo stesso Eötvös, che ha ricreato un ambiente musicale che potesse essere unire le varie idee compositive.

Programma:

Out at S.E.A. 123
Musiche di: Máté Balogh, Diana Soh, Christian Flury

Out at S.E.A. 456
Musiche di: Koka Nikoladze, Samu Gryllus, Mariana Ungureanu

Esecutori:

Fat – Zoltán Megyesi
Medium – Szilvia Vörös
Thin – Maurice Lenhard
Viola – Péter Bársony
Cello – Ditta Rohmann
Clarinet- Horia Dumitrache

Direttore: Hsiao-Lin Liao

In collaborazione con Ulysses network
Alle ore 20.30 incontro con Péter Eötvös e Luca Francesconi