La Sposa Dello Zar at Teatro alla Scala

Quando durante l’ouverture di un’opera originariamente ambientata a fine ’500 decidi di riempire lo spazio scenico con la proiezione di una chat di gmail, vuol dire che ci credi davvero, anche se sai che alla fine pioveranno i “buu” dei soliti conservatori che vorrebbero vedere tutte le opere interpretate in costumi d’epoca.

È ancora lui a dividere il pubblico: Dmitri Tcherniakov (già regista de “La Traviata”, che ha aperto questa stagione scaligera) con una regia che ho amato ancora una volta, per l’audacia di chi ci mette in scena come siamo (anche se non ci piace) e che ci ricorda che se continuiamo ad andare a teatro per assistere all’opera è perché racconta storie senza tempo.

Ivan il Terribile, temuto da tutti come un Grande Fratello, nel secondo millennio, è probabilmente una costruzione mediatica resa possibile dalla tecnologia. Poi ci sono le aspiranti spose dello zar, pronte a mettersi in fila per un provino, tutte tranne Marfa (mirabilmente interpretata da Olga Peretyatko) che ama follemente il suo Ivan Sergeevich Lykov. Per lei una pioggia di meritati applausi, come per tutta la compagnia, di cui fa parte anche Anatoly Kotscherga nei panni del padre della protaginsta, apprezzatissimo durante il IV atto, e poi ancora battiti di mani scroscianti per il direttore d’orchestra Daniel Barenboim (il cui talento è universalmente noto).

Quando sale sul palco il regista russo, il pubblico si spacca tra gli applausi (o lo ami) e le proteste (o lo odi) di chi non ha capito – e a dire la verità forse non ci ha neanche provato – continuando a ripetere come un matra che: “Sì, è un’opera molto bella, bravissimi gli interpreti, certo avrei preferito un’ambientazione più tradizionale”.

Per la prima volta mi sono alzata in piedi e ho urlato anch’io: “BRAVOOOOOO!”. E non si tratta di giovanilismo (visto che parliamo di un quarantaquattrenne) o di rottamazione (ultimamente di moda), ma di qualcuno che ha una visione chiara e la sa esternare. Anche perché quando arrivi a dirigere uno spettcolo coprodotto dal Teatro alla Scala e la Staatsoper Unter den Linden di Berlino vuol dire che non sei esattamente l’ultimo arrivato.

Chissà se, quando anche il mio gatto avrà capito Dmitri Tcherniakov, quella parte di pubblico reazionario contunuerà a non volerlo applaudire.

In scena fino al 14 marzo.

Direzione:

Direttore
Daniel Barenboim

Regia e scene
Dmitri Tcherniakov

Costumi
Elena Zilseva

Luci
Gleb Filschtinsky

Cast:

Vasilij Stepanovič Sobakin
Anatoly Kotscherga

Marfa
Olga Peretyatko

Grigorij Grigor’evič Griaznoj
Johannes Martin Kränzle

Maljuta Skuratov
Tobias Schabel

Ivan Sergeevich Lykov
Pavel Černoch

Ljubaša
Marina Prudenskaya

Elisej Bomelij
Stephan Rügamer

Domna Ivanovna Saburova
Anna Tomowa-Sintow

Dunjaša
Anna Lapkovskaja

Petrovna
Carola Höhn