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Qualcosa non va. Un gruppo salentino, un museo d’arte contemporanea, un festival dedicato al più illustre figlio del Settecento in musica.

Loro sono i Khaossia e il loro repertorio è quello della pizzica di Terra d’Otranto, cantata e suonata con passione eppure con attenzione al dato musicologico. Si esibiscono sotto l’alta cupola che Mario Botta ha pensato per il MART di Rovereto, la lucida porta d’acciaio sprangata a riflettere loro che suonano e noi che ascoltiamo. Il contesto è quello dell’edizione 2015 di WAM, il Festival Mozart di Rovereto, tutta dedicata alla danza. E ballano gli spettatori, sin dal primo brano, introdotto dal canto a voce sola (calda, pulita) di Vincenzo Urso. Affascina il dosaggio, il susseguirsi, l’impastarsi dei timbri: non solo brani vocali, ma anche strumentali, in cui risaltano la bravura di un Claudio Merico al violino o la duttilità di Luca Congedo ai flauti. Massimiliano Però fiorisce sui tanti tamburi a cornice e si unisce a Urso nel canto per terze di Zumpa Ninella.

Canti di lavoro, canti d’amore, in cui s’innestano gli interventi di Fabio Turchetti all’organetto. La pizzica non è solo danza di guarigione, ma anche pizzica “de core”, e allora diventa movimento sensuale, sottolineato dal ballo di Stella Temperanza. C’è spazio anche per brani originali della formazione, dal contrappunto più articolato, eppure sempre saldamente ancorati a quella pulsazione ritmica che ne fa comunque musica di del corpo, da ballare. I bis si sprecano.

Ma allora siamo sicuri che qualcosa non vada? Che non ci sia nesso fra un gruppo del Salento e il divino Amadeus a cui il Festival è dedicato? Mozart ha spesso attinto al popolare, al danzereccio. E certe turcherie (sue e dei suoi contemporanei) vanno a pescare proprio nel bacino di quel Mediterraneo in cui la punta ultima della Puglia si bagna. #oltremozart è l’hashtag scelto da questa edizione del Festival. Ecco: in fin dei conti andare oltre Mozart non vuol dire forse essergli fedele?