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Come accade a Vienna, Berlino e Monaco – ma come Parigi e Londra non sanno fare (la seconda è perdonata perché ha i BBC Proms) – la Filarmonica della Scala regala ai milanesi una serata di grande musica all’aperto. Anche la pioggia si è trattenuta ad ascoltare tra le nuvole, senza rovinare la festa.

Tra i quattro programmi presentati negli anni, questo è forse il più bilanciato tra esigenze popolari e valore musicale. Un’apertura e una chiusura strappa applausi e in mezzo uno Stravinsky, d’effetto ma sofisticato, e un brano non semplice e raffinatissimo come il Concerto per Piano in Sol Maggiore di Ravel.

Se l’Apprenti Sorcier di Dukas non fosse stato adottato da Disney, probabilmente non avremmo mai avuto la sventura di essere perseguitati, ma tant’è e allora, se serve a portare il grande pubblico ad avvicinarsi a brani più complessi, ben venga. Orchestra in grande spolvero, velocità vertiginosa, suono squillante. Segue l’Uccello di Fuoco. Di nuovo, si fosse chiamato “Fantasia per Orchestra” nessuno se lo sarebbe filato, ma con un nome così immaginifico è uno dei pezzi più conosciuti della produzione sinfonica del Novecento. È un peccato che un titolo tanto teatrale oscuri le vere qualità, perché è un brano dall’orchestrazione straordinaria e sofisticatissima e Chailly preme anche qui sull’acceleratore e sul volume (ma in piazza con l’amplificazione non si può valutare veramente) riservandosi un’analisi e un cesello che raramente capita di ascoltare.

È il Concerto di Ravel, il vero cuore della serata. Ammetto di non essere lucido nella valutazione. Sono innamorato follemente di Martha Argerich. Questa donna è il regalo più prezioso che il Cielo o gli Inferi ci abbiano potuto fare e questo concerto è uno dei suoi veri cavalli di battaglia. Tra tutte le versioni che ho sentito, questa è forse la più vigorosa e impetuosa ma anche la più delicata (un secondo movimento con questa poesia e delicatezza non si era mai udito). Quello che più ci lascia stupefatti è come l’atto del suonare sia per la Argerich un fatto naturale e vitale. Come noi siamo in grado di articolare suoni con la bocca, lei è in grado di impossessarsi della tastiera e produrre infallibilmente l’effetto che il suo cervello ha elaborato e che le sue mani hanno generato. Mentre nel concerto delle sere precedenti con Radu Lupu piano e orchestra vivevano universi complementari ma paralleli, qui le visioni di Chailly e Argerich coincidono in maniera perfetta in un gioco solidale di rimandi. Meraviglioso.

Chiudono la serata un Bolero di Ravel quasi tribale e un bis di Rota travolgente. Quarantacinquemila persone e la Madunina che commossa ringrazia.

Riccardo Chailly
direttore

Martha Argerich
pianoforte

Programma:

Paul Dukas
L’apprenti sorcier (L’apprendista stregone)

Igor Stravinskij
L’oiseau de feu (L’uccello di fuoco), Suite 1919

Maurice Ravel
Concerto per pianoforte e orchestra in sol maggiore
Bolero