hadra

Il Piccolo Teatro Studio si è rivelato una location perfetta per accogliere uno spettacolo di questo tipo. Una struttura scarna, ma estremamente affascinante, dall’aspetto di torre post industriale, con ringhiere che girano tutte intorno, semplici gradinate con cuscini e al centro uno spazio, piano e vuoto.

Entrano in fila tredici donne marocchine, con lunghi abiti tradizionali di festa e copricapi. L’unica parte di pelle al nostro cospetto è quella del viso e delle mani. Mani che portano tamburi e tamburelli.
Le donne si dispongono in semicerchio, sedute per terra, tranne quattro di loro che rimangono in piedi nelle retrovie, é uno spettacolo fatto di vibrazioni. Vibrano le voci delicate di queste nubili donne, vibra la membrana di pelle tesa sui tamburi,
vibrano i cimbalini che coronano i tamburelli, e vibrano i corpi delle quattro ragazze in piedi, come canne sfiorate dal vento ondeggiano al tempo di questa nenia araba.
Chiudendo gli occhi si viene immersi con col pensiero in una cultura così diversa dalla nostra, ma nello stesso tempo così presente nel nostro paese. Ti sembra di entrare nei mercati, nelle medine medine , perché è la modulazione tipica della voce araba, nei canti e nelle preghiere che si insinua nella mente. Ma aprendo gli occhi è una Hadra che si ha di fronte, uno spettacolo intimo, un gruppo di donne attorno alla loro madre e maestra (Rahoum Bekkali), che pregano cantando, ripetendo una cantilena suggestiva, a tal punto da indurre all’estasi. Una voce esce dal coro omogeneo, splendida, pulita, delicata come la figura dalla quale vien fuori, ma nello stesso tempo calda e profonda. È quella di Sana Kallouche, la munshida, ossia solista, seduta alla destra della carismatica Rahoum, che da forma ad una melodia più interiore, quasi un dialogo privato con la divinità. La bellezza sonora e visiva di questo spettacolo è espressa nella ricchezza intrinseca di una semplicità apparente, che va ricercata immergendosi con la mente e l’animo in questa esperienza musicale.

Esecutori:

Ensemble Akhawat El-Fane el-Assil
Sayda Rahoum Bekkali, direttore