reka

Di aria, di acqua, di fuoco, di terra. Di soffio, di anima, di spirito, di carne.

È una serata travolgente ai confini della musica, tra ricerca etnografica e musicale, quella che ci ha regalato Yuval Avital per MITO SettembreMusica lo scorso 16 settembre.

Milano impazza per la Vogue Fashion Night Out. Sembra il carnevale parigino dell’ultimo atto di Traviata. Nel silenzio delle periferie, un gruppo di complottardi nella notte si perde in vicoli bui. Signore agè con cuscino in mano, giovani hipster, manager stanchi dalla camicia stazzonata si seguono cercando di riconoscere il segno l’uno nell’altro (in verità, cercano soltanto di trovare la strada per la sala dove si tiene il concerto).

Uno spazio industriale immerso nel buio, un’immagine proiettata, il suono di mille respiri. Un ricordo: la scena notturna del dormitorio di “Suspiria”. Ma qui non c’è niente di soprannaturale, perché stiamo tutti per fare un viaggio nell’uomo e attorno all’uomo, nelle culture del mondo e negli ambienti in cui esse sopravvivono. Un domani eterno, che vive attraverso e grazie alla storia e alle radici culturali.

Reka” (Sfondo) è un lavoro profondamente contemporaneo, un affresco in cui le culture nomadi e stanziali degli angoli più distanti del pianeta (Tibet, Mongolia, Uzbekistan, Sudafrica, Siberia e Sardegna), attraverso i loro cantori, si integrano con le voci di decine di volontari reclutati attraverso il web e con l’espressione ritmica delle percussioni. Tre sfondi che si sovrappongono e si alternano in un unicum armonico, senza soluzione di continuità.

L’anima mundi è il soffio vitale dell’uomo che si confronta con la natura suggerita da suoni e immagini. Il sacro e il profano collaborano secondo prospettive che si intrecciano attraverso le diverse voci per la celebrazione di una sorta di estasi panica, di cui l’uomo è parte. “Reka” è un opera complessa e affascinante, che tiene il pubblico incatenato per circa settanta minuti.

E come nella “Sinfonia degli Addii” di Haydn, i cantori, il coro spontaneo, le percussioni, il direttore e il compositore, uno dopo l’altro ci lasciano, nel buio. A riflettere su questo canto che scema verso il silenzio.

Esecutori:

Yuval Avital
compositore

Dario Garegnani
direttore

Omar Bandinu
canto tradizionale sardo

Enkhjargal Andarvaanchig
Canti difonici della tradizione nomade della Mongolia

Sofia Kaikov
Canto epico degli ebrei di Bukhara

Yussuf Joe Legwabe
Tradizione vocale zulu

Sainkho Namtchylak
Canto difonico di Tuva

Lama Samten Yeshe Rinpoche
Canto Bön tibetano

Simone Beneventi
percussioni

Lorenzo Colombo
percussioni

Foto credit @MITO SettembreMusica 2014/Andrea Mariniello