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Il primo appuntamento della rassegna Per Luciano Berio, accoglie l’attento e raccolto pubblico milanese con un’interpretazione piacevolmente “personale” de Le Sequenze da parte dei solisti di Divertimento Ensemble.

Grazie alla sua lunga esperienza in ambito solistico e polifonico, il flautista Lorenzo Missaglia conferisce un taglio sentito e originale all’esecuzione della Sequenza I, accentuandone il carattere incisivo e brillante. Anche senza indicazione di tempo, Missaglia motiva e interpreta accuratamente ritmo, timbro e articolazione, in un brano caratterizzato da asperità e ambiguità di notevole rilevanza.

Nella Sequenza II, l’incantevole suono dell’arpa di Elena Gorna è come se cullasse gli ascoltatori, ipnotizzati dall’abilità espressiva e dalla gestualità scenico-musicale della solista. Il pubblico sembra trasportato verso i luoghi remoti alla memoria del suono, quasi a ricordare un’attitudine propria di Berio che lo stesso Maestro aveva esplicitato con queste parole: “Ho cercato di commentare il rapporto tra il virtuoso e il proprio strumento… Fino a sfidare la stessa nozione convenzionale dello strumento”. La critica ai glissando impressionistici di Debussy è ora qui chiarita: seduzione e aggressività vengono messi in risalto ribaltando la funzione timbrico-melodica dello strumento, ed è grazie all’abilità della Gorna che l’esecuzione della Sequenza II si rivela pressocchè perfetta.

Infine, nella Sequenza III, le peculiarità esecutive di questo inusuale brano risaltano grazie alla spavalda voce di Alda Caiello, avvezza da tempo al genere: una sequenza timbrico-melodica di uno strumento mai considerato, secondo una certa tradizione, come strumento solista – ad eccezione delle incursioni del Gruppo dei Sei in Francia o della tradizione liederistica tedesca. In questo caso, la voce non è più soltanto melodia o belcanto, ma porta con sé una disseminazione di tecniche. Dalle risa insolenti alle frasi più melodiche, passando per una nascosta ma riconoscibile citazione pucciniana di Berio (“Un bel dì vedremo”, dalla Butterfly), fino ai rumori triviali della quotidianità, l’esecuzione sembra frantumare il testo in indipendenti puzzle musicali, mantenendo però il senso drammaturgico del simbolo sonoro-visivo della performance.

Cathy Berberian si congratulerebbe con la Caiello per l’impresa riuscita.

Programma:

Sequenza I per flauto (1958)
Lorenzo Missaglia

Sequenza II per arpa (1963)
Elena Gorna

Sequenza III per voce (1965-66)
Alda Caiello