Sagra Musicale Malatestiana

Tutto russo: programma, orchestra, direttore. Il 7 settembre a Milano per MiTo, impegnati in un programma al sapore novecentesco di Prokof’ev. La sera prima, sulla Riviera romagnola, per la Sagra Musicale Malatestiana, erano alle prese con Čajkovksij.

Stiamo parlando dell’Orchestra del Teatro Mariinskij. Sul podio il loro direttore da decenni, il Valery Gergiev di tanti successi, stesso gesto sfarfallante di sempre, solo incanutito dagli anni. All’Auditorium Sala della piazza, incastonato nell’UFO bianco del Palacongressi di Rimini, inaugura il programma del suo concerto riminese con l’Ouverture – fantasia Romeo e Giulietta. Ed è impossibile non notare subito la precisione virtuosistica, la cura del suono che pervade ogni strumentista nelle file degli archi (violini in primis) dal primo all’ultimo leggio. Le altre sezioni non sono da meno. Manca però ancora il calor bianco capace di scaldare la platea.

Ci pensa il magrissimo Daniel Kharitonov, alle prese con il primo Concerto per pianoforte: diciassette anni, dopo l’attacco spedito dei corni sfoggia suono grande, ampio. Il tocco è smagliante, e neanche a dirlo il ragazzo (terzo premio all’ultima edizione del Premio Čajkovskij) ha una strepitosa carriera davanti a sé. Forse una certa irruenza si ammorbidirà a favore di una musicalità più matura. Che però si fa già sentire nella grazia con cui intona il tema del secondo movimento, sul pulsare di contrabbassi discreti. Scatenatissimo nell’Allegro con fuoco, in gara per precisione con l’orchestra, clamoroso nella scalata finale all’acuto. E allora la pausa prima del grande tutti orchestrale che chiude il pezzo toglie davvero il fiato. Rassegnato risuona l’attacco della Quarta sinfonia che apre la seconda parte del concerto: Gergiev (che qui dirige a memoria) opta per un dibattersi non affannoso, i temi fluiscono sinuosi e pure un filo torbidi, fra dimesse volate dei flauti. Tanto più eclatante allora è il fragore preciso degli ottoni.

Nel secondo movimento l’oboe canta con russissima malinconia, con qualche licenza e rallentando, i violoncelli fanno eco. Sottile il pizzicato degli archi nello Scherzo. Perfetto preambolo al finale, fiammeggiante ma sempre calcolato, mai sbracato, luminoso. Grande lezione di stile, questi Pietroburghesi.