kaija_saariaho

Nata a Laakkonen nel 1952, studia composizione all’Accademia Sibelius di Helsinki col pioniere del modernismo Paavo Heininen, fonda il collettivo ‘Orecchie Aperte’ assieme a Magnus Lindberg, lavora a Friburgo con Brian Ferneyhough e Klaus Huber, a Darmstadt e infine a Parigi, dove vive dal 1982. Ricercatrice all’Ircam di Pierre Boulez, sviluppa le proprie tecniche di [...]

Nata a Laakkonen nel 1952, studia composizione all’Accademia Sibelius di Helsinki col pioniere del modernismo Paavo Heininen, fonda il collettivo ‘Orecchie Aperte’ assieme a Magnus Lindberg, lavora a Friburgo con Brian Ferneyhough e Klaus Huber, a Darmstadt e infine a Parigi, dove vive dal 1982.

Ricercatrice all’Ircam di Pierre Boulez, sviluppa le proprie tecniche di composizione e esecuzione con l’aiuto di sistemi elettronici. Ne risulta una concezione del suono orchestrale, la cui caratteristica principale è l’enfasi posta sulle masse sonore e sulla loro trasformazione, al punto che il suo primo lavoro orchestrale, “Verblendungen” del 1984, prevede un graduale scambio di ruoli tra l’orchestra e le parti registrate su nastro, con una crescente attenzione per i colori e le textures del suono. Grazie ai propri studi sullo spettro sonoro, risalenti al periodo precedente il proprio trasferimento a Parigi, Kaija Saariaho ha dato forma a un approccio compositivo che prevede l’utilizzo prevalente di armonici e microtoni all’interno di un continuum sonoro che si estende dalla tonalità pura al rumore. Negli ultimi anni della propria attività, la compositrice si è rivolta anche all’opera. “L’amour de loin”, con testi di Amin Maalouf ispirati alla vita del trovatore Jaufré Rudel, eseguita al Festival di Salisburgo nel 2000, ha avuto un seguito nel 2006 all’Opéra-Bastille di Parigi con Adriana Mater, ancora diretto da Peter Sellars su testi di Maalouf. Attorniatasi in questi ultimi anni anche di fidati esecutori quali la flautista Camilla Hoitenga, il violoncellista Anssi Karttunen, la soprano Dawn Upshaw e i pianisti Emmanuel Ax e Tuija Hakkila, Kaija Saariaho si definisce “una compositrice romantica” per la libertà di interpretazione concessa ai musicisti, di volta in volta invitati a percepire interiormente i tempi giusti per l’esecuzione. Affascinata dalla voce umana in un periodo in cui compositori dall’approccio modernista come Luciano Berio la frammentavano, la compositrice finlandese si preoccupa invece di estendere il testo con la voce, lontano dall’astrazione, ricercando una espressività sublimatoria in aperto disaccordo con la scuola post seriale, mostrando così una propria indipendenza e un forte carattere individuale.