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È la prima volta che il Leone d’Oro viene conferito a un compositore non europeo.

La motivazione del premio dà ben conto che Steve Reich “è il rappresentante carismatico di un modo nuovo e originale di intendere la musica, accolto con entusiasmo da un vastissimo pubblico e che tanta influenza ha esercitato sulle giovani generazioni non solo americane. Il suo linguaggio, fibrillante di una pulsazione ritmica di forte impatto emozionale, si è via via arricchito, attraverso uno sperimentalismo colto e raffinato, di istanze provenienti da diverse tradizioni musicali che hanno ispirato composizioni considerate, ormai, ‘classici’ della contemporaneità”.

Il prestigioso riconoscimento attribuito da La Biennale di Venezia a Steve Reich si unisce ai molti premi, onorificenze e “Awards” conseguiti negli anni dal compositore statunitense; fra gli altri, il Premio Imperiale del Giappone nel 2006, il Pulitzer nel 2009 e due Grammy Awards nel 1990 per Different Trains e nel 1999 per Music for 18 Musicians.



Nella cerimonia di consegna, il Presidente della Biennale ha ricordato che l’opera di Reich è caratterizzata da due fondamentali elementi: la libertà e il principio di comunità. Due elementi che Reich stesso ha menzionato nell’incontro tenutosi nel primo pomeriggio di domenica 21 settembre nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, affollato di musicisti ed esperti del settore. È stato un incontro franco, nel corso del quale Steve Reich – come sua abitudine – con grande disponibilità ha risposto alle domande di Oreste Bossini e a quelle del pubblico. Ha fatto precedere l’incontro dall’ascolto dei primi tre movimenti (su cinque) dell’ultima composizione Radio Rewrite, di cui ha poi illustrato l’origine (per i conoscitori di Reich si tratta di una sua propria autonoma rielaborazione dei temi musicali di due composizioni dei Radiohead).

Steve Reich, riprendendo riflessioni esposte nelle interviste rese nel tempo, ha ricordato che lo studio e la conoscenza della musica non possono costituire per il compositore una prescrizione, un limite, un vincolo o un manifesto. Sono le basi sulle quali un compositore realizza la sua opera e le sue sensazioni. Così come pure ha minimizzato la classificazione della sua opera nel cosiddetto minimalismo americano; portando ad esempio anche artisti visuali, ha replicato che l’evolversi degli spunti e della struttura delle proprie composizioni musicali non permettono di ricondurre tutta la sua opera in quel movimento.

Il senso della comunità è espresso in tutte le sue opere. Reich ha contribuito – con la sua musica e quella della sua generazione di musicisti – a interpretare e riprodurre comportamenti e momenti della vita ordinaria delle persone in un contesto musicale accessibile, che ha permesso a quella musica di essere ascoltata ovunque, da diverse generazioni, e di essere fonte di ispirazione per altri musicisti anche di generi musicali diversi. Ne è testimonianza il riconoscimento pubblico da lui conseguito soprattutto negli Stati Uniti, durante il lungo periodo della sua attività (quasi 50 anni) a partire dal primo release nel 1965 di It’s Gonna Rain e Come Out fino all’ultimo release (del 2012) Radio Rewrite. È proprio quello di essere stato e di essere l’espressione di una società e di una cultura che si è evoluta progressivamente negli anni, orgogliosa di esprimere delle proprie originali linee musicali. Questa appartenenza alla comunità si è riflessa anche nella descrizione fatta da Reich durante l’incontro di una delle sue più recenti composizioni WTC 9/11, commissionata ed eseguita dal Kronos Quartet, durante la quale ha manifestato tutto il senso di partecipazione alla tragedia delle torri, che con questa composizione diventa elemento della partecipazione collettiva della comunità statunitense.

Nell’incontro, Reich ha raccontato i momenti salienti del suo percorso musicale, il suo incontro con John Coltrane, la sua collaborazione con Pat Metheny nella fondamentale composizione Electric counterpoint del 1987. Ha fatto riferimento ai compositori “classici” che maggiormente lo hanno influenzato: Béla Bartók e Stravinskij di Sacre du printemps. Ha ripreso con arguzia i temi legati ai rapporti con la musica sviluppata ai primi del Novecento da Arnold Schönberg e la scuola che a lui è seguita. Affermando – così come aveva affermato in precedenti interviste – di non sentirsi in alcun modo un rivoluzionario (rispetto alla musica composta sulla scia di Schönberg), ma piuttosto un restauratore avendo riportato la musica alla sua originaria capacità di ascolto e di ricezione delle tendenze contemporanee. Con semplicità ha detto che ai tempi di Beethoven gli autori avevano le finestre aperte, e nel comporre ascoltavano e recepivano i suoni della vita ordinaria; Schönberg ha chiuso quella finestra componendo sulla base di regole predeterminate. Reich sostiene che lui e gli autori della sua generazione abbiano riaperto la finestra che era stata chiusa.

Interessante è stato il suo ricordo del rapporto avuto con Luciano Berio: rapporto intenso, che ha aperto a Reich la riflessione sull’utilizzo del registratore e dei suoi registrati: ha però inteso sottolineare la sua differenza rispetto a Berio, in quanto nelle sue composizioni i suoni registrati sono o i suoni autentici della vita cittadina, o le parole pronunciate da persone o la registrazione di musica suonata con gli strumenti dai musicisti.

Non è questa la sede per ripercorrere le valutazioni di critica musicale sull’opera di Reich. Certamente una delle caratteristiche di Reich che si è evoluta per altro lungo il percorso delle sue composizioni, è quella di saper mettere in connessione (nel rispetto dei canoni musicali) – durante l’incontro Reich ha più volte utilizzato l’espressione “interlocke” rendendola visibile con il gesto delle mani che si stringono – la musica strumentale e la musica vocale lungo percorsi ritmici coordinati su una linea melodica e ritmica ben individuata.

Le opere di Reich hanno un’esecuzione non molto diffusa in Italia, al contrario di quanto avviene in altri Paesi europei, dove hanno spazio nel repertorio di importanti orchestre e complessi musicali “classici”. Solo per ricordarne alcune, le opere per quartetto sono nel repertorio di Sentieri Selvaggi – è di qualche mese fa il concerto a Milano; Musica per Roma nel 2007 e 2009 ha organizzato delle manifestazioni con esecuzione delle sue opere, nel 2009 City Life, e poi nel 2012 al Ravenna Festival.

Il conferimento del Leone d’oro potrebbe essere l’occasione per inserire in modo più stabile nel repertorio in Italia le opere di questo musicista contemporaneo che è da considerare ormai “classico”, consentendo a un più largo pubblico, e ai giovani, di avere l’occasione di ascolto di musica classica contemporanea, anche se espressiva di una società e di una cultura diversa da quella classica europea.

CONCERTO AL TEATRO DELLE TESE

La sera il grande evento si sposta al Teatro alle Tese in una sala colma di appassionati, dove i giovani musicisti dell’Orchestra Petruzzelli di Bari hanno eseguito due fra le più conosciute opere di Reich, Triple Quartet e City life.

Reich ha pubblicamente elogiato i musicisti dell’Orchestra di Bari per la perfetta esecuzione di queste due opere e, al termine dell’esecuzione, li ha personalmente ringraziati sul palco. Traspariva l’enorme soddisfazione di questi musicisti che si sono fortemente impegnati nella preparazione dell’esecuzione di un’opera che non rientra nel repertorio tradizionale. In ambedue le composizioni, un ruolo fondamentale è svolto dalla musica e dai suoni pre-registrati che si interconnettono con la musica eseguita dal vivo dai musicisti. Reich si è seduto al mixer di fianco al musicista dell’Orchestra Sinfonica del Teatro Petruzzelli di Bari, verificando personalmente di tempo in tempo l’altezza del suono. E in questo, infatti, risiede una delle peculiari difficoltà dell’esecuzione di queste opere – caratterizzate da un ritmo intensissimo, che impone ai musicisti che suonano dal vivo di tenere il tempo e il passo della musica e delle voci registrate che sono diffuse in contemporanea.

L’esecuzione è stata ammirevole e il pubblico largamente soddisfatto. Certamente in molti c’è stata la sensazione che anche per noi, in Italia, è giunto il momento di aprirsi a questo ulteriore filone di musica composta da autori contemporanei che ha tutti i titoli per definirsi “classica”.

La giornata, così come quella precedente, ha poi visto l’esecuzione da parte di Eco Ensamble di sette opere di compositori statunitensi della c.d. Bay Area, inclusa un’opera di Reich, Nagoya Marimbas, del 1994. Opere di struttura diversa, alcune con un tessuto musicale articolato altre con tessiture assai più particolari.

Come sempre, di musica si deve parlare poco. La musica va ascoltata. Reich ha pubblicato un ampio numero di album, oltre una trentina, e le composizioni maggiormente eseguite nei concerti internazionali sono, oltre a quelle eseguite a Venezia, (Triple Quartet e City life) Different Trains, Music for 18 Musicians, Radio Rewrite e Clapping.

Programma:

Domenica 21 settembre 2014

h 15:00
Incontro pubblico con Steve Reich condotto dal critico musicale Oreste Bossini (ingresso libero fino a esaurimento posti)
Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian

h 17:00
Eco Ensemble di Berkeley in concerto. Fra i brani eseguiti “Nagoya Marimbas” di Steve Reich
Teatro Piccolo Arsenale

h 20:00
Teatro alle Tese (Arsenale)
Cerimonia di premiazione.
Seguirà il concerto con l’Orchestra Sinfonica del Teatro Petruzzelli di Bari diretta da Jonathan Stockhammer. In programma “City Life” e “Triple Quartet” di Steve Reich

Foto Credit @La Biennale Musica 2014/Akiko Miyake