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«Ho svolto la mia parte quanto meglio ho potuto. Il futuro dirà se questo spettacolo è valso la pena. E ora, Dio, Padre, Signore, un’ultima domanda: Chi sono io? In verità, in verità, chi sono io?»

Così è come José Saramago trasforma Cristo in un uomo: le sue Sette parole infatti danno voce a nient’altro che un uomo contemporaneo disincantato, consapevole che il suo destino è già segnato, ma profondamente debole e scosso dall’insicurezza. Questo dialogo unidirezionale tra Gesù e Dio risuona aspro, quasi provocatorio nella Basilica di San Marco, e scandisce Le sette ultime parole di Cristo sulla Croce di Franz Joseph Haydn, proposte nella versione orchestrale originale del 1785. Sono passati più di duecento anni, ma paradossalmente il fine per cui sono create queste sette cosiddette Sonate e la loro funzione implicita di stasera sembra la stessa: accompagnare la meditazione della confraternita della Santa Grotta di Cadice nella celebrazione del Venerdì santo, e allo stesso modo oggi, il 18 settembre 2012, è come se anche noi fossimo invitati a riflettere sulle parole appena pronunciate.

La riscoperta dell’antico auspicata da Le Concert des Nations e Jordi Savall, il tentativo di garantire una fedeltà storica con l’esecuzione impeccabile della Sinfonia 95 e delle Sette parole si fondono quindi con la contemporaneità di Saramago e dell’interpretazione rauca, ironica e sentita di Massimo Popolizio: un contrasto che vuole necessariamente integrare, attualizzare la storia e rifletterla nel presente.

Programma:
Franz Joseph Haydn
Sinfonia in do minore Hob. I: 95

Le sette ultime parole del nostro Redentore sulla croce Hob. XX 1A

Esecutori:
Le Concert des Nations
Jordi Savall, direttore
Massimo Popolizio, voce recitante