
Une delle ragioni per cui George Enescu non rientra nella cerchia dei compositori più rappresentati nelle sale da concerto risiede nel fatto che molto spesso la sua musica è stata considerata troppo complessa.

Une delle ragioni per cui George Enescu non rientra nella cerchia dei compositori più rappresentati nelle sale da concerto risiede nel fatto che molto spesso la sua musica è stata considerata troppo complessa.

Spesso in Italia, nella kermesse concertistica classica, si dedica poco spazio alla musica antica o barocca, e al tempo stesso vengono quasi ignorati molti compositori italiani, sottovalutando l’importanza della valenza di alcuni, che hanno segnato profondamente l’evoluzione stilistica e compositiva della musica. Punto di forza del MITO è proprio offrire la possibilità al pubblico di scoprire una molteplicità di forme espressive che ha assunto la musica in diversi luoghi e epoche.

Il Piccolo Teatro Studio si è rivelato una location perfetta per accogliere uno spettacolo di questo tipo. Una struttura scarna, ma estremamente affascinante, dall’aspetto di torre post industriale, con ringhiere che girano tutte intorno, semplici gradinate con cuscini e al centro uno spazio, piano e vuoto.

«Ho svolto la mia parte quanto meglio ho potuto. Il futuro dirà se questo spettacolo è valso la pena. E ora, Dio, Padre, Signore, un’ultima domanda: Chi sono io? In verità, in verità, chi sono io?»

Presentare una suite di Bach con una chitarra tra le braccia è già di per se una sfida considerevole all’immaginario comune sulla musica sei-settecentesca, tendenzialmente ricondotto a strumenti come gli archi o al clavicembalo. Eppure era lo stesso Bach a immaginare trascrizioni per vari strumenti delle sue composizioni.